intervista di Cibotto Enrico direttore artistico Riso fa buon sangue 06 aprile 2020
Cesare Gallarini, comico, regista e pedagogo teatrale, studia all’Accademia D’Arte drammatica di Milano e si perfeziona in regia teatrale seguendo i corsi del GITIS di Mosca. Esordisce nel 1988 con il gruppo LA CAROVANA (Gallarini – Della Noce) partecipando al festival nazionale di cabaret di Loano dove vince il premio speciale della critica. Sciolta nel 1996 la coppia comica prosegue calcando la pedana dello Zelig di Milano e rappresentando i suoi
spettacoli di cabaret nei migliori teatri e spazi nazionali. Nel 1997 riceve il premio Petrolini – Bravo Grazie!Partecipa come comico a Drive in, Tg delle vacanze, Estatissima sprint, Raffaella Carrà show, Telemeno, Arrivano i nostri ed in altre numerose e importanti trasmissioni televisive dei circuiti Mediaset – Rai – Televisione Svizzera Italiana – Odeon Tv – Oltre all’attività di comico e regista teatrale e cinematografico, è trainer esperto in recitazione e cabaret presso la scuola Quelli di Grock di Milano e l’ Accademia Nazionale del Comico e il COMIC LAB diretto da Serena Dandini. E’ inoltre consulente aziendale (università Bocconi Milano) e nelle produzioni comiche di Canale 5; ha pubblicato dei manuali di recitazione (Palcoscenico e dintorni e Faccio ridere?) e organizza seminari di teatro in Italia e all’Estero.
Collabora in produzioni radiofoniche su Rai 2 e Radio 105 e Radio 24.
Eccoci Cesare, anche tu
1. a casa in questo periodo “particolare”, un mondo diverso dal tuo mondo di serate e di pubblico che assiste i tuoi show…direi che è una scelta dettata dalle situazioni, che fa in questi casi un comico, un artista? In questo momento particolare, viaggio molto grazie alla fantasia e ad altro che è meglio non scrivere; progetto, leggo, vedo film, ascolto musica faccio cosa, non vedo gente …sostanzialmente un bel niente!
2. Chi sei? Cos’ è un indovinello? Metto la cuffia… Il mio nome è “Gallarini, Cesare Gallarini” ma in “missione” mi faccio chiamare: Ingegner Scintilla, Guido Corriera, Ardito Seregno, o Conte Ubaldo Tombolillo. Dipende dalla situazione.
3. Cosa rappresenta per te la comicità? A questa domanda non saprei rispondere. Nonostante abbia pubblicato tre manuali sulla comicità intenzionale. Penso che tutto quello che produca una risata sia comicità. Ergo la comicità è far ridere; per questo non se ne vede molta in giro… dovremmo spacciare più comicità! Cerco un pusher che spacci risate.
4. Quale mestiere facevi prima di entrare nel mondo dello spettacolo? Ho sempre voluto fare l’attore. Il mio mito era Chaplin. Mio padre mi ha cresciuto a barzellette e Stanlio e Ollio. Quindi a 20 anni sono entrato in Accademia d’Arte Drammatica. Corso Regia teatrale. Nel frattempo, ho fatto qualche lavoretto saltuario, per sei mesi progettista in Ansaldo Trasporti, collaudavo i treni (sono… uno spelafili), durante l’Accademia lavoravo come soccorritore sulle ambulanze (Croce Viola) e l’ estate la passavo come “guardiaparco volontario” a Civitella Alfedena, magnifico posto nel Parco Nazionale d’Abruzzo.
5. Come fa uno che ha fatto il tuo lavoro a trasformarsi in comico? Questa domanda non l’ho capita… faccio il comico non il trasformista…. Fin da ragazzi io e Marco Della Noce eravamo molto amici, ci dividevamo tutto: fidanzate, auto e fumo…e rappresentavamo nel teatrino dell’Oratorio alla Barona, degli orribili show comici da noi ideati. Il passaggio è stato…naturale.
6. Quale altro mestiere avresti potuto fare? Sinceramente il mio mestiere è quello che rifarei sempre. Mi permette di vivere molti personaggi quindi lavori, attività. Nei film con Aldo Giovanni e Giacomo ho fatto spesso il poliziotto, il cameriere, il direttore di banca, l’esploratore, il professore. Ho delle altre passioni naturalmente. Mi piace volare con ogni mezzo rimanga in aria (ho il brevetto di volo) la montagna (avrei potuto fare la guida alpina) il sub (ma non sono bravissimo, non rimango mai in assetto e consumo un sacco di ossigeno, rubandolo anche al mio compagno di immersione). Se dovessi scegliere, il pilota d’aereo… no la guida alpina…neanche la guardia forestale…neppure… l’artista. Ecco si: il gigolo, un lavoro divertente che non “in vecchia” mai.
7. In un’epoca dominata dalla televisione, perché ritornare a fare le piazze o teatri? Non si ritorna, si dovrebbe sempre fare nelle piazze, nei teatri e nei locali appositi. Il comico vive solo grazie al contatto con il pubblico. È il pubblico la sua “benzina”. Guai ad escluderlo. Chaplin diceva che il pubblico è un mostro senza testa, non sai mai da che parte andrà. Ed è proprio questa “non direzione” che indirizza il comico. Lo fa essere creativo, vigile, energico, attento, appassionato.
8. Nei panni di uno spettatore, rideresti alle tue battute? In questi anni non ho mai rivisto un mio spettacolo intero. Non mi piace rivedermi. Per me è come quando ascoltiamo la nostra voce registrata, spesso non piace, non la riconosciamo. In ogni caso riderei, magari sforzandomi, ma riderei… ai miei allievi dico sempre: se una tua battuta non ti fa ridere, perché mai dovrebbe far ridere il pubblico?.
9. Il ricordo più bello della tua carriera? Ho 61 anni da oltre 40 sul palco. Sono contento della mia carriera. Sono felice del mio “non lavoro”. Lo vivo sempre con grande passione. Di ricordi ne ho tantissimi. Se proprio ne dovessi scegliere qualcuno direi la telefonata di Ricci che mi “convocava” nello staff comico di Drive In; quando ho vinto il premio Crepapelle (Bravo Grazie!) a Saint Vincent, e quando, un carissimo amico, Andrea Lo Vecchio, mi fece entrare come autore e ideatore di format comici nella TSI (Televisione Svizzera Italiana) e successivamente in Mediaset. Ah! dimenticavo, quando le guide alpine di Gressoney mi hanno “preso in squadra” e portato di notte, in parete, a comporre una croce luminosa, durante l’annuale festa delle guide! Mi sono sentito uno di loro!
10. Quello più imbarazzante? Il comico non si dovrebbe imbarazzare! A parte qualche serata andata maluccio (è sempre colpa del comico…), forse la sera in cui mi sono trovato davanti un pubblico in… bianco e nero. Erano Suore. Ero assieme ad una brava cabarettista: Viviana Porro. Decidiamo di non usare parolacce, niente doppi sensi, niente sesso, sono Suore! Alla fine, arriva una Sorella e ci dice: “Ci siamo divertite molto, ma qualche battuta spinta e qualche parolaccia, potevate dirla! Ho lavorato per anni in fiat con gli operai della catena di montaggio…”!
11. Potresti diventare un donatore di sangue? Ho donato sangue per molti anni. Da ragazzo per “bigiare” scuola e mangiare un sano panino. In seguito per “dovere morale”; per molti anni sono stato volontario sulle ambulanze e nel soccorso alpino.
12. Perché No (eventualmente)? Alle ultime analisi hanno trovato poco sangue e molto alcool con pezzi di grasso sperduto nelle arterie… Quando smetterò di bere, ritornerò a donare
13. La tua più bella battuta…Parafrasando un grande poeta turco Nazım Hikmet direi “La battuta più bella è quella che non ho ancora scritto”.
una bella carriera, complimenti…… Grazie Cesare, alla prossima, qui il tuo video legato alla donazione del sangue!