“La donazione di sangue è un gesto solidale che si compie verso un anonimo bisognoso, in questa ottica di altruismo sembra non esserci posto per le cifre eppure, a volte, i numeri contano… eccome!”
Essere donatore è un modo di essere e di vivere che non si può quantificare, ma i numeri contano quando si constata un notevole calo delle affluenze nei punti di prelievo e quando si percepisce una crisi del valore stesso della parola “donazione”.
Questo tema è sempre difficile, lo sappiamo bene noi di Riso Fa Buon Sangue che, con i nostri spettacoli, cerchiamo di avvicinare, con una risata, le persone a questa pratica. Durante molte delle nostre serate, gli artisti comici, che hanno calcato il palco, hanno ironizzato sull’elemento principale che dissuade molti a donare: la paura.
Una ricerca realizzata da Avis, Società Italiana di Pediatria in collaborazione con la Società italiana dell’adolescenza e l’associazione laboratorio adolescenza, dimostra proprio che è la paura il motivo principale per cui meno del 20% degli adolescenti, tra i 2100 ragazzi di terza media interpellati, sarebbe veramente disposto, raggiunta la maggiore età , a donare. E’ una grave perdita, in termini numerici, perché sono proprio loro a cui l’Avis punta: sono il futuro e la soluzione per risolvere una crisi che, negli anni, si sta facendo sempre più acuta. Tanti i motivi per cui in questo momento si sente ancora più fortemente l’emergenza sangue: per esempio, è vero che i donatori hanno alcune particolari agevolazioni, come la possibilità di chiedere un permesso di lavoro, come infatti la legge permette, ma la situazione sociale ed economica invoglia sempre meno a lasciare il proprio posto di lavoro, anche solo per un giorno.
Tante le problematiche e le difficoltà , noi di Riso Fa Buon Sangue cerchiamo di dare il nostro apporto positivo a questa situazione, chiamando a noi i giovani e stemprando le paure e le ansie di molti. Cerchiamo di informare e creare consapevolezza. In questa ottica, anche per noi i numeri sono importanti perché ci aiutano a capire se stiamo lavorando bene e se ci sentite vicini a voi, ai vostri dubbi e alle vostre perplessità .
Sempre la ricerca in questione, ha dimostrato come la conoscenza diretta di un donatore, magari presente nell’ambito della famiglia, sia un fortissimo input per avvicinarsi a questa pratica. Ecco perché noi tentiamo, nel nostro lavoro, non solo di coinvolgere nuove persone, ma anche di richiamare coloro che sono già avisini da tempo: la loro presenza e il loro intervento, durante gli spettacoli e le tante attività targate RFBS, sono lo stimolo giusto per tentare di risolvere la perenne crisi di sangue.
Il mondo Avis è ampio e vasto, per questo ha bisogno di grandi colonne che lo sostengano, cioè i suoi donatori.