Nel precedente articolo, avevamo ripercorso le tappe che hanno portato alla fondazione di Avis, di cui quest’anno ricorre il 90esimo anno di attività. Abbiamo così scoperto come questa storia si intersechi a quella della nostra nazione. Ma l’influenza dell’associazione è possibile valutarla anche a livello mondiale.
L’organo principale attraverso cui Avis diffonde il valore del dono, anche nel mondo, si chiama FIODS, acronimo di Federazione Internazionale delle Organizzazioni di Donatori di Sangue (IFBDO in inglese). Avevamo già incontrato questo nome parlando di Vittorio Formentano, papà di Avis, perché lui ne è stato fondatore, consigliere e poi anche Presidente (1958-1968). Ad affiancare la FIODS in questo lavoro di sensibilizzazione, ci sono anche altre importanti istituzioni a livello mondiale, fra cui l’ONU e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Ma torniamo un attimo all’affermazione contenuta nell’immagine di copertina (1): dite che è esagerata? Non proprio, come la seguente panoramica mondiale, in tema di donazione del sangue, ci svelerà.
La OMS ci può offrire alcuni dati e, secondo le sue stime, nel mondo vengono effettuate circa 108 milioni di donazioni di sangue all’anno ( +25% negli ultimi 12 anni). Di queste, la metà è inerente ai Paesi sviluppati (ma attenzione perché qui risiede meno della metà della popolazione globale!) e dove si vive più a lungo: il sangue è utilizzato prevalentemente in trapianti, terapie antitumorali e chirurgia cardiovascolare. Nel 76% di questi casi, il paziente ha più di 65 anni.
Nelle nazioni più povere, il 65% delle trasfusioni di sangue riguarda i bambini sotto i cinque anni di età, che recano anemie o problemi di salute a seguito di parti particolarmente complicati. Le partorienti, nei paesi a basso reddito, sono la fetta di popolazione più bisognosa di trasfusioni: metà di queste, solo nel Sud Africa, muore perché non può ricevere sangue o perché, altro fattore da considerare, rifiuta la trasfusione non avendo adeguate informazioni – causa analfabetismo o basso livello di istruzione – sulla validità della pratica (2).
Ma, come ho anticipato, il tema è davvero scottante perché il problema principale è inerente ad una questione che è stata sottolineata dallo stesso Presidente di Avis Nazionale, Vincenzo Saturni: “a destare maggiore preoccupazione sono i dati che testimoniano come più della metà del sangue e degli emoderivati raccolti in ben 72 Paesi provenga da parenti o da donatori retribuiti“(3). Il problema che può portare con sé un donatore non volontario riguarda la qualità del sangue, in quanto spesso, riducendosi tutto a una mera questione commerciale, manca un adeguato accertamento sulla salute dello stesso (non si fanno cioè gli indispendabili controlli per malattie quali Hiv, epatite B, epatite C e sifilide). Un problema di standard di sicurezza che si riversa anche sull’ignaro ricevente. La questione è particolarmente difficile in Africa, in India, in Centro e Sud America dove la vendita del sangue è una consuetudine. A mio parere però non è giusto colpevolizzare totalmente queste popolazioni perché spesso si tratta, certamente, del risultato di una mancata informazione, ma anche di una situazione di povertà cronica. E di questo solo le politiche internazionali possono occuparsi, quindi non mi dilungo in giudizi che non mi competono. E’ giusto segnalare anche le realtà positive, fra cui quella che attualmente vige in Uganda che, nel 2012, è stata dichiarata dalla OMS come il primo paese del continente africano in fatto di donazioni volontarie e, soprattutto, controllate. (4)
Vorrei che fosse chiaro come, di là delle differenze “paesi ricchi/paesi poveri” o “paesi sviluppati-paesi sottosviluppati”, tutti abbiamo un problema che ci accomuna: la mancanza di autosufficienza. Per questo è necessaria una cooperazione a livello internazionale, stimolata da campagne informative e promozionali condivise, tese a sensibilizzare le varie politiche mondiali sul tema e riuscire, non solo a colmare il fabbisogno di sangue, ma anche far sì che la donazione sia dovunque, sempre e comunque, volontaria, non retribuita e controllata. Perché una rete di valori condivisi significa poter fare affidamento, in caso di emergenze mondiali la cui portata distruttiva si riversa anche sulle stesse strutture sanitarie (disastri, terremoti, inondazioni), sulla solidarietà di tutti i “cittadini del mondo”. Questi sono gli obiettivi primari che l’OMS vorrebbe raggiungere in tutto il mondo entro l’anno 2020.
Fra le più importanti e belle iniziative a livello mondiale, citiamo la Giornata Mondiale del Donatore (World Blood Donor Day – WBDD), istituita nel 2004 dalla OMS e che si celebra ogni 14 giugno, anniversario della nascita di Karl Landsteiner, ricercatore Premio Nobel.
La sua scoperta riguardante i gruppi sanguigni è un vero punto di svolta nella storia della donazione del sangue in quanto, finalmente, si comprende perché non sempre la pratica della trasfusione riusciva ad andare a buon fine. Lo slogan della Giornata Mondiale del Donatore, nel 2016, era “Il sangue ci unisce tutti”, mentre quest’anno sarà “Che cosa puoi fare? Dona sangue. Dona ora. Dona spesso”. Un appello che sottolinea come, nella situazioni di emergenza sangue, ogni singola persona può svolgere un ruolo fondamentale per aiutare gli altri. Le celebrazioni ufficiali si terranno nella capitale del Vietnam, Hanoi, e saranno organizzate con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Ematologia e Medicina Trasfusionale (NIHBT). Anche Avis, organizzerà eventi e incontri per partecipare attivamente a questo evento globale.
Il Presidente di FIODS è attualmente, dal 2011, Gianfranco Massaro, anche Presidente di Avis Regionale Molise. A Capo del Comitato Giovani, nonché membro dell’Esecutivo Nazionale Avis Giovani, c’è una ragazza giovane, ma super preparata, che noi di RFBS abbiamo più volte incontrato: Alice Simonetti.
Ovviamente, come sempre, la questione può essere ulteriormente approfondita, ma, prima di concludere, ci tengo a fare una precisazione: questo articolo non è stato scritto – e non lo farò mai, in quanto non sarebbe in linea con lo spirito stesso di RFBS- con l’intento di colpevolizzare il non donatore, ma semplicemente con il desiderio di dare una panoramica più ampia di quello che è l’impegno di Avis e la situazione globale che si trova ad affrontare. Avis è un’eccellenza a livello internazionale, ma è essenziale essere consapevoli che la donazione di sangue non è dovunque quel gesto volontario, gratuito e anonimo che in Italia siamo sicuri che, bene o male, qualcuno farà al posto nostro. “Non diamo nulla per scontato” è proprio il pensiero con cui ho scritto questo articolo.
(1) L’immagine di copertina è tratta da un articolo pubblicato nel portate web dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” in occasione della Giornata Mondiale del Donatore 2016. E’ possibile leggerlo interamente qui.
(2) – (4) Le cifre e le considerazioni qui riportate fanno riferimento ad un recente articolo di Ilaria Beretta (20 febbraio 2016), contenuto nel portale di Mondoemissione, autorevole rivista missionaria che opera nei paesi citati. E’ possibile leggerlo interamente qui.
(3) La dichiarazione è del 2016 e inerente alla partecipazione di Avis al Parlamento Europeo di Bruxelles per il seminario “Voluntary Blood Donation and Transfusion Policies in Europe” (Donazione di sangue volontaria e politiche trasfusionali in Europa), organizzato in occasione della Giornata Mondiale del Donatore del 2016 .
Sofia Facchin