intervista di Cibotto Enrico direttore artistico Riso fa buon sangue 18 aprile 2020
Attore livornese. Allievo di Paolo Migone, con il quale collabora per diversi anni, Stefano si destreggia nel Cabaret, nel Teatro surreale e in quello di Prosa. Collabora attivamente con la Compagnia degli Onesti diretta da Emanuele Barresi (Ovosodo, La Prima cosa bella di Paolo Virzì), è autore ed interprete di spettacoli comici e teatrali che stanno andando in scena nei teatri della Penisola. In Tv è nel cast di Love Snack 2 su Italia1 e Rai4 per un nuovo format comico dal titolo Challenge 4. Nel 2017 vince il Kilowatt Festival l’Italia dei Visionari Sezione di Como. Nel 2018 viene scelto da Francesca Archibugi per
una parte in Romanzo Famigliare su Rai1. Nel 2018 entra a far parte della comunità Stand Up Comedy Italia. Con lo spettacolo “Like” scritto in collaborazione con Francesco Niccolini (collaboratore di Marco Paolini) e recensito da La Stampa “Uno spettacolo assolutamente da vedere!” sta girando l’Italia registrando un grande interesse di critica e pubblico.
1. Ciao STEFANO ti ritroviamo a casa in questo periodo “particolare”, un mondo diverso dal tuo mondo di serate e di pubblico che assiste i tuoi show…direi che è una scelta dettata dalle situazioni, che fa in questi casi un comico, un artista? Quando vivi di arte hai tanto tempo libero perchè il tuo lavoro è concentrato durante lo spettacolo dal vivo in poche ore. Gran parte delle giornate la passi a viaggiare da una città all’altra, a leggere, a tenerti informato e, soprattutto, a scrivere. Un flusso continuo di creatività che sfocia nel prossimo spettacolo. La parola infatti che associa all’artista è il futuro. Secondo me chi vive di arte deve avere sempre un’occhio al futuro ed in particolare modo chi fa il comico. In questi giorni però la parola futuro è un grande punto interrogativo e la fatica che deve fare un comico è di vedere al di là del virus. al di là del decreto legge. Deve sancire un profondo atto di fiducia nel futuro.
2. Chi sei? Mi chiamo Stefano Santomauro, e sono un attore comico. Oggi va di moda dire “faccio lo Stand Up Comedian”, ma come la giri la giri, di lavoro faccio ridere la gente. In questi anni, poi, mi è andata anche bene. Con i miei due spettacoli “Like” e “Fake Club” ho avuto modo di girare l’Italia e raggiungere oltre 17.000 spettatori, essere selezionato nei maggiori Festival Teatrali e ricevere anche qualche premio. Insomma, un bel riconoscimento a chi vive delle proprie passioni.
3. Che rappresenta per te la comicità? L’unica risposta alla morte.Detta così fa tristezza, vi spiego cosa intendo. Quando strappiamo una risata, strappiamo un attimo di eternità.Quando facciamo ridere della vita, della quotidianità, riusciamo a sconfiggere il concetto di fine, di tristezza, di morte appunto.E se combattiamo la morte con un sorriso,diventiamo eterni.In quell’ora di spettacolo riusciamo, tutti insieme, a prendere in giro la morte. .
4. Quale mestiere facevi prima di entrare nel mondo dello spettacolo? Ho fatto tre cose importanti: prendere una laurea in Scienze della Formazione, lavorare per 10 anni in una Comunità di recupero per le dipendenze e viaggiare a piedi per il mondo senza preparazione fisica e senza prenotazione: raggiungendo l’Himalaya a in Nepal, Capo Nord in Lapponia, il Roraima in Venezuela, per esempio.
5. Come fa uno che ha fatto il tuo lavoro a trasformarsi in comico? Per me vale il commento che sentiamo dire a chi risponde: “Ho sempre desiderato fare l’attore!”. Per me la risposta è “Ho sempre fatto ridere. Da piccolo raccontavo una storia e la gente rideva. Mi faceva stare bene questa cosa. Era una sensazione bellissima. Ho avuto anche la fortuna di incontrare sulla mia stada tanti artisti che mi hanno aiutato a trasformarlo in un lavoro: Paolo Migone, Daniela Morozzi, Francesco Niccolini per citarne alcuni. Perchè alla fine poi conta se di questa passione ne fai un lavoro. Per fortunata, dopo le mie tante esperienze, sono riuscito a portare un pò di vita nei miei spettacoli di Stand Up.
6. Quale altro mestiere avresti potuto fare? Mi sarebbe piaciuto davvero dirigere e comporre. Maestro di orchestra. Mamma mia quanto mi sarebbe piaciuto!
7. In un’epoca dominata dalla televisione, perché ritornare a fare le piazze o teatri? Proprio perchè c’è la televisione! Oggi la tv è passiva. La guardiamo senza sentirsi protagonisti e spesso senza sentirsi rappresentati. Il teatro è vita! Bello o brutto che sia uno spettacolo ( se è bello però è sicuramente meglio) quando esci a teatro hai condiviso quell’esperienza con te stesso ma anche con gli altri spettatori. Dove puoi farla una cosa così?
8. Nei panni di uno spettatore, rideresti alle tue battute? Anche a questa domanda dico una cosa che può sembrare poco umile ma la dico percentuale succede. Il comico lo sa cosa fa ridere o cosa no. Mi è capitato per la prima volta di collaborare alla scrittura del nuovo spettacolo di Daniela Morozzi “Da consumarsi preferibilmente in equilibrio” e mentre lo scrivevamo io sapevo se a quella battuta ci sarebbe stato quello che si definisce “viene giù il teatro dalla risata!”. Non ne ho sbagliata una. Ma badate, è come chiedere ad un pasticciere: “ti ha mai fatto schifo un tuo dolce”. Dirà “No, altrimenti non lo farei.”
9. Il ricordo più bello della tua carriera? Ce ne sono davvero tanti, ma sono anche relativamente giovane e spero di poterti dire: “Rifammi questa domanda il prossimo anno!”. Sicuramente i ricordi belli sono quando vai a fare il tuo spettacolo, per esempio, ad Udine e a vederti ci sono oltre 400 spettatori e ridono tutti dall’inizio alla fine. O quando lo vai a aver a Napoli e senti ridere gli spettatori di una città che ha dato i natali a De Filippo, Totò, Troisi. Ecco, per me, la soddisfazione maggiore è non far ridere solo in Toscana ma in tutta Italia.
10. Quello più imbarazzante? A Caserta, era il primo anno che portavo in giro i miei spettacoli, a vedermi vengono in 4. Due padri con i figli di 11 anni. Non mi era mai successo. Ma la serata venne così bene che il giorno dopo, nella replica prevista, vennero in 100.
11. Potresti diventare un donatore di sangue? Lo sono già!
12. Perché No (eventualmente)?
13. La tua più bella battuta…Quella che devo ancora scrivere!
c’è bisogno di far ridere, e tu ne sei un giusto esempio …Grazie STEFANO, alla prossima!