intervista di Cibotto Enrico direttore artistico Riso fa buon sangue 23 aprile 2020
Comico “in ritardo”, come egli stesso si definisce, vanta un’esperienza quasi trentennale in campo socio-educativo come educatore e animatore di strada. Sono stati proprio i ragazzi ad indirizzarlo verso l’ambito del cabaret. Educatore, formatore, animatore sociale ma da sempre teatrante e cabarettista prima nella vita e poi sul palco, che ha iniziato a calcare professionalmente dal 2009. Membro della compagnia di improvvisazione teatrale Le Vissole, artista ed autore di cabaret con i laboratori “on the road” di Zelig. Ha vinto i principali
festival di cabaret italiani ed ha partecipato alle trasmissioni televisive Tu si que vales (Canale 5) ed Eccezionale Veramente (La7).
1. Ciao MAURIZIO ti ritroviamo a casa in questo periodo “particolare”, un mondo diverso dal tuo mondo di serate e di pubblico che assiste i tuoi show…direi che è una scelta dettata dalle situazioni, che fa in questi casi un comico, un artista? Faccio una cosa molto originale: la diretta streaming. Ora l’ho detto, non vorrei mi si rubasse l’idea. Ah, faccio anche i video e poi li pubblico sui social. Lo so, sono un vulcano di idee, ma tant’è. Ovviamente gratis; è risaputo che ai comici i soldi puzzano.
2. Chi sei? Maurizio Bronzini
3. Che rappresenta per te la comicità? Per me rappresenta uno stato d’animo, un modo di essere. Mia sorella (ex campionessa mondiale di ciclismo elite, n.d.r.), durante un’intervista su Sky prima di partire per le Olimpiadi, ha detto di me: “Con lui non puoi non ridere”. E’ il mio “mood”, non ci posso fare niente. Ci sarebbero tanti episodi da raccontare.
4. Quale mestiere facevi prima di entrare nel mondo dello spettacolo? Facevo mestieri che faccio ancora: l’agente rappresentante di commercio e l’educatore professionale. Dico ancora perché al giorno d’oggi fare il comico come unica professione non conviene, nemmeno in tempo “normale” e non da Covid-19.
5. Come fa uno che ha fatto il tuo lavoro a trasformarsi in comico? Come dicevo prima, per me essere comico è uno stato d’animo, un essere e sentirsi comico. Quindi fondamentalmente lo sono sempre, anche quando faccio un altro lavoro. Anzi, sono stati i ragazzi (come dicevo, sono educatore professionale e ho sempre lavorato con gli adolescenti) che continuavano a dirmi “ma perché non vai a Zelig?”. Mi hanno convinto.
6. Quale altro mestiere avresti potuto fare? Già detto
7. In un’epoca dominata dalla televisione, perché ritornare a fare le piazze o teatri? L’energia che ti dà il pubblico nel live è impagabile…no aspetta, che poi mi fai fare le serate e chiedi a me di pagare il pubblico…diciamo che il rapporto con il pubblico è più vero, confidenziale. Per me il teatro è lo spazio migliore, è come se mi arrivasse addosso un’onda adrenalinica. Quando scendi dal palco, se vai subito a letto fai fatica a dormire, devi prima scaricarti. E’ come fumare una sigaretta dopo aver fatto l’amore: ci vuole quel momento in cui ti compiaci di quello che hai fatto.
8. Nei panni di uno spettatore, rideresti alle tue battute? Sì. Le battute le scrivo perché fanno ridere me. Quelle che scrivo che non mi fanno ridere le scarto.
9. Il ricordo più bello della tua carriera? Ce ne sono due. L’apertura ad uno spettacolo di Giuseppe Giacobazzi, ad una festa della Birra; 3500 persone che ridevano e davano il ritmo con le mani al mio pezzo comico con la chitarra. E mentre scendevo dal palco Giacobazzi mi dice “bravo Mauri, gran pezzo”. L’altro momento è stato durante uno spettacolo di improvvisazione teatrale con la mia compagnia Le Vissole. E’ stato uno spettacolo magico, ovviamente tutto improvvisato, ma abbiamo creato una storia in cui il pubblico ha riso a crepapelle ma ha anche pianto.
10. Quello più imbarazzante? Un Festival di Cabaret, serata di selezione, stesso pezzo comico con la chitarra, quello di Giacobazzi per intenderci; pubblico di età oscillante tra i 75 e i 95 anni…il gelo…ovviamente non sono passato.
11. Potresti diventare un donatore di sangue? Lo sono.
12. Perché No (eventualmente)? Il no non ha senso di esistere se c’è in ballo una vita da salvare.
13. La tua più bella battuta…Sono andato in banca per farmi il mutuo e ho scoperto che è il mutuo che si sta facendo me. E’ così che ho capito che lo spread non è un indice, è un medio.
la forza della perseveranza…Grazie MAURIZIO, alla prossima, qui il tuo video legato alla donazione del sangue!