intervista di Cibotto Enrico direttore artistico Riso fa buon sangue 09 aprile 2020
veneziano della Giudecca nasce artisticamente nel 1983 quando frequenta, per un biennio, la scuola teatrale di commedia dell’arte dell’Avogaria. Artista versatile, dalla presenza scenica di forte impatto, nella sua carriera, ha affrontato prove da attore di diverso tipo, dimostrandosi un professionista all’altezza di ogni situazione. La sua comicità, scritta e agita, si nutre
degli aspetti grotteschi della società italiana alternando uno sconcertante e paradossale realismo al più estroso nonsense, e traducendosi in personaggi insoliti, prodotti di un presente lucidamente sezionato.
1. Ciao LUCA ti ritroviamo a casa in questo periodo “particolare”, un mondo diverso dal tuo mondo di serate e di pubblico che assiste i tuoi show…direi che è una scelta dettata dalle situazioni, che fa in questi casi un comico, un artista? Fa diverse cose: 1) scrive pezzi nuovi, ormai ho un repertorio vastissimo che non userò mai; 2) cucina qualsiasi cosa commestibile ci sia in casa, ormai impiatto anche la simmenthal e senza toglierla dalla scatola; 3) beve, io sono Veneto e bevo qualsiasi cosa che ho a tiro e che possa essere alcolica, per capirci in famiglia sono stati costretti a nascondermi anche il Vetril è la trielina.
2. Chi sei? Sono uno che come missione di vita cerca di far ridere il suo prossimo da quand’era bimbo, e a parte le suore nel periodo dell’asilo bene o male ci sono sempre riuscito
3. Cosa rappresenta per te la comicità? È un angolatura diversa da cui osservare il mondo
4. Quale mestiere facevi prima di entrare nel mondo dello spettacolo? Ho sempre calcato le assi del palco da quando avevo vent’anni, ho cominciato con la commedia dell’arte, ho continuato con il teatro classico per poi abbracciare la comicità verso i trent’anni e non mollarla più. Fino ai trent’anni assieme al mestiere d’attore ho anche fatto l’accompagnatore turistico a Venezia e lo steward a convegni e congressi, poi emigrato da Venezia a Milano, mi sono dedicato soltanto a quella che è diventata la mia attività principale.
5. Come fa uno che ha fatto il tuo lavoro a trasformarsi in comico? Uno non si trasforma, uno nasce comico, io avrei fatto ridere anche come becchino, ombrellaio o boia: ” Te l’ho detto che ti avrei fatto perdere la testa…”
6. Quale altro mestiere avresti potuto fare? Il boia. Sto scherzando, sicuramente il cuoco, amo cucinare e a detta degli altri me la cavo.
7. In un’epoca dominata dalla televisione, perché ritornare a fare le piazze o teatri? A parte che è un dominio che sta finendo, perché il live è vita, so che la TV è comoda ma uno spettacolo dal vivo ti riserva delle emozioni che davanti alla TV puoi soltanto immaginare o al limite sfiorare.
8. Nei panni di uno spettatore, rideresti alle tue battute? Dal momento che quando le scrivo per capire se funzionano l’unico metro di misura che ho è quello che facciano per primo ridere me stesso, direi proprio di sì.
9. Il ricordo più bello della tua carriera? Non so se sia il più bello ma è quello che in questo momento mi è tornato alla mente ed è stato nel 2000 quando vinsi un festival di cabaret d’importanza nazionale dedicato a Ugo Tognazzi, e poi la prima apparizione a Zelig con dieci milioni di telespettatori.
10. Quello più imbarazzante? Qui i ricordi si moltiplicano, ne ricorderò due, il primo ad inizio carriera durante un capodanno nel novarese in cui alla mia uscita in scena mi presero a fette di panettone e pandoro, ed un altro quando in un locale per scambisti, perché per campare negli anni novanta noi comici facevamo anche questo, mi passarono davanti due nudi che si stavano rincorrendo.
11. Potresti diventare un donatore di sangue? Se qualcuno ama il sangue corretto, si! Scherzi a parte, lo dovevo già fare, poi questa epidemia COVID19, mi ha bloccato, so che si può fare comunque in tutta sicurezza, ma io ora come ora vivo con mio padre che è attaccato ad una bombola d’ossigeno 24 h su 24 per un enfisema polmonare, e alla bellezza di ottantotto anni, anche un semplice raffreddore per lui potrebbe risultare problematico. Comunque appena passa tutto sicuramente lo doner
12. Perché No (eventualmente)? L’unica motivazione plausibile sarebbe quella di non essere idoneo.
13. La tua più bella battuta…” Ci sono molti stranieri che vengono in Italia per rubare e dovremmo essere fieri di loro, perché ciò sta a significare che si sono integrati bene”
tu hai sempre cucinato buone pietanze comiche per i tuoi fan…Grazie Luca, alla prossima, qui il tuo video legato alla donazione del sangue!