La comicità secondo Gianni Fantoni: una magia, una missione. al pari della fede e dell’amore è una scorciatoia tra noi e l’universo.
Eccoci qui con Gianni Fantoni, uno scrittore, attore, comico e autore di programmi radiofonici e televisivi, i primi spettacoli di cabaret già a 15 anni, proponendo imitazioni vocali, intervallandole con battute surreali inizia a farsi conoscere al Maurizio Costanzo Show, lavorando con la mimica facciale. Il suo successo continua con Striscia la notizia e Paperissima Sprint e tanto altro ..ora in teatro con The Full Monty ti ritroviamo con un nuovo tour, con nuove serate, è il tuo mondo…Â
R Fare teatro è una delle cose di grande soddisfazione per un attore. In teatro non si bara, e quando riempi tutte le poltrone è un bel segnale, specie in un momento di crisi come questo. La gente ha voglia di ridere, e assieme ai miei colleghi ce la stiamo mettendo tutta per farlo.
D: Il tuo approccio alla comicità . Parlacene un po’.Â
R: La comicità è negli occhi di chi guarda, parafrasando un famoso motto sulla bellezza, ma è proprio così. Di solito un comico ti rivela ciò che ti fa ridere della realtà che ti circonda. È più uno scopritore che un inventore. Imparare a guardare tutto col filtro dell’umorismo, senza mai prendere tutto troppo sul serio, aiuta a vivere meglio.
D:Chi è Gianni Fantoni?Â
R: Un ragazzo che giorno dopo giorno si diverte a fare il proprio mestiere sempre di più, con la consapevolezza che ci sia tantissimo ancora da fare.
D:Cosa rappresenta per te la comicità ?Â
R: Una magia, una missione. Al pari della Fede e dell’Amore è una scorciatoia tra noi e l’Universo.
D:Quale mestiere facevi prima di diventare comico?Â
R: L’informatico. È una grande passione che coltivo ancora come se fosse il mio secondo lavoro.
D:Come fa un informatico a trasformarsi in comico?Â
R: Ho convissuto con questo dualismo per qualche anno, poi ho capito che l’informatica avrebbe facilmente rimpiazzato un programmatore mentre a me non andava di rimpiangere un tentativo vero nella comicità .
D: Quale altro mestiere avreste potuto fare?Â
R: Il disegnatore di fumetti, comici. Era un’alternativa che attorno ai 19 anni stavo valutando seriamente. Alla fine ho mantenuto quello che mi interessava di più del fumetto comico: la comicità , il testo, abbandonando il disegno.
D: In un’epoca dominata dalla televisione, perché fare le piazze o teatri?Â
R: Perché la qualità dell’offerta televisiva – per tanti motivi – è talmente peggiorata che fare teatro è un rifugio e una garanzia per lo spettatore: se lo truffi se ne accorge subito e sparge la voce, ma se non lo fai, lo fai andare a casa contento e leggero.
D:Nei panni di uno spettatore, rideresti alle tue battute?Â
R:Non potrei mai dire una battuta al pubblico che non facesse prima ridere me!
D:Il ricordo più bello della tua carriera?Â
R: Ne ho tantissimi. I complimenti della Mondaini, una battuta che mi ha fatto Vianello, incontri con Sordi, Vittorio Gassman, il debutto al Costanzo Show, la conoscenza con Antonio Ricci, la conduzione di Striscia… Elenco lunghissimo, fortunatamente!
D:Quello più imbarazzante?Â
R: Un’avance un po’ troppo esplicita da una persona dell’ambiente che proprio non mi aspettavo mi potesse fare.
D:Cos’è la risata per te?Â
R: È un corto circuito necessario alla sopravvivenza. Io rido tantissime volte al giorno, anche da solo.
D:Veniamo a noi!!! Sei donatore di sangue?Â
R: No!
D:Hai mai donato il sangue?Â
R: No!
D:Perché No?
R: Perché non posso farlo: contagerei tutti col mio colesterolo!
D: Hai il terrore degli aghi o altre paure?Â
R: Oltre agli aghi, temo gli scorpioni, i ragni e gli ausiliari del traffico!
D:Allora speriamo di rivederci in tour con Riso fa buon sangue 2013?Â
R: Sicuramente! Ciao!