Intervista al presentatore ufficiale del format Riso Fa Buon Sangue: Paolo Franceschini
Se c’è un grande artista che non ha bisogno di presentazioni… è sicuramente Paolo Franceschini!
E’ da vari anni una presenza praticamente fissa del cast RFBS, tanto da essere diventato il volto più noto e amato dal nostro pubblico, ma anche una vera e propria incarnazione/testimonial dell’equazione sorriso=donazione.
Ma al di là dell’impegno che mette nel nostro progetto, chi è Paolo? Sicuramente una personalità con tante passioni, poliedrica, difficile da definire in un solo aggettivo. Un artista che alla comicità abbina un amore profondo per i grandi valori della vita, come ha dimostrato intraprendendo, qualche anno fa, il Cammino di Santiago.
L’ultima volta che lo abbiamo intervistato non presentava ancora le nostre serate, anche se era stato omaggiato della targa 2013 “Peggio d’ così”, con cui gli Amici del Cabaret decretano l’artista che ha saputo distinguersi per originalità, capacità di esprimersi in un linguaggio comico nuovo, pur rimanendo alla portata del grande pubblico. E, da quel momento in poi, nonostante il nome del premio non promettesse bene, è nata una bellissima collaborazione. Ma, ora vi lascio a Paolo!
D: Ciao Paolo! L’ultima volta che ti abbiamo intervistato era il 2013, avevi appena concluso l’esperienza a Comedy Central di Sky e deciso che sì, il palco è il tuo mondo. Da allora, maturando nuove esperienze, hai cambiato idea o approccio nei confronti della comicità?
R: Innanzitutto ciao Sofia! La domanda già mi scombussola…mi sembra di aver risposto a quelle domande un paio di settimane fa ed invece mi rendo conto che sono già passati 4 anni. Cosa dire? Si cresce, cambiano tante cose, mutano gli interessi, ma l’amore per il palco rimane lo stesso. L’approccio nei confronti della comicità direi idem, ma con una convinzione in più. Ad Eccezionale Veramente, Rocco Tanica, ospite come giudice in una serata, disse una cosa inopinabile che è esattamente ciò che penso della comicità: “Comico è chi ridere fa”.
D: Ti definiresti ancora “un ragazzino con la voglia di provare, vedere e fare continuamente cose nuove”?
R: Assolutamente sì! Se si resta fermi, si diventa vecchi.
D: La comicità è la base della tua vita e la mountain bike, invece? Te lo chiedo perché, anche attraverso l’iniziativa del BIKETOUR da noi promossa, sei riuscito ad unire le due cose.
R: La mountain bike, o la bici in generale, è diventata forse la mia migliore amica. Ho trovato un nuovo habitat: pedalare fa stare bene non solo il corpo, ma anche la mente e quando il corpo e la mente stanno bene, tutto va nella direzione giusta. E’ per questo che sono riuscito, in modo naturale, a unire il tutto.
D: Scusa se insisto sull’affermazione, ma se “la comicità è alla base della tua vita”, riesci a scindere il tuo personaggio da quello che è Paolo della vita di tutti i giorni?
R: Mi costringi a fare coming out. Io raramente scrivo i pezzi che porto sul palco: so che può sembrare assurdo, ma non lo è. Quando mi viene un’ispirazione, mi butto in quella direzione: salgo sul palco, provo a farla nel modo più naturale possibile e poi, eventualmente, penso a scriverci qualche battuta. Questo semplicemente perché quando salgo sul palco mi comporto esattamente come mi comporto quando sono a casa, per strada, con amici…
D: Una volta hai detto che le piazze sono vere, mentre la tv no. Dopo le varie esperienze che hai vissuto in quest’ultimo contesto, sei ancora convinto di questa affermazione?
R: Certo che sì: il live è vero, è puro, arriva subito e non crea separazione. La TV fa parte del nostro gioco, ma deve seguire precise dinamiche: non ti dà la possibilità di esprimerti come vorresti, ti costringe a seguire direttive precise e si deve fare il tutto per la telecamera. Avere il pubblico davanti ed avere il tempo per esprimersi è la cosa più bella in assoluto.
D: Adesso che, come si dice, “sei andato in tv”, le persone ti trattano in modo diverso?
R: Sì, quando passeggio per strada mi buttano i petali di rosa davanti ai piedi…Dai scherzo! Sinceramente non saprei come risponderti: a me non è cambiato nulla. Negli altri boh?
D: Sei partito come semplice ospite, arrivando a diventare il presentatore ufficiale delle nostre serate. Cliccando qui, è possibile vedere il video-omaggio, con alcune riprese inedite dei backstage del Tour 2016, che ti abbiamo dedicato dopo il debutto a Colorando, ma tu ti stancherai mai di Riso Fa Buon Sangue?
R: Riso fa buon sangue è un format che rispecchia ciò che più mi piace in questo mondo. Una sorta di varietà, sebbene prettamente comico, dove avere il ruolo di conduttore mi permette di fare quel che mi riesce meglio sul palco. Poca impostazione, quasi zero testi e tutto adrenalinico perché devo solo fare una cosa: tenere in mano la situazione e gestirla a seconda di ciò che succede. Se non cambierà formula e se Riso fa buon sangue non si stancherà di me, difficilmente succederà il contrario.
D: Riso Fa Buon Sangue è un progetto “fatto” da persone per altre persone: hai qualche episodio particolare, o incontro, che ti è rimasto in mente?
R: Senza voler sembrare scontato, ogni incontro con le AVIS locali lo considero “particolare”. Il mondo dei volontari è un mondo per il quale ho sempre provato una stima incondizionata. Un ricordo particolarmente caro, ovviamente senza voler togliere nulla alle altre centinaia di persone conosciute, è però legato alla prima tappa del Bike Tour dello scorso anno in Valle d’Aosta, dove l’AVIS di Chatillon mi ha organizzato tutta la giornata, trattandomi come se fossi il Re in visita: scortato lungo tutto il percorso, accolto in 5-6 comuni diversi, accompagnato in un tour della città di Aosta…mi hanno fatto sentire molto importante, ma, più che altro, coccolato!
D: Qualche momento imbarazzante vissuto con noi, c’è stato? Ce lo puoi raccontare?
R: Più che momento imbarazzante, è ancora vivo il ricordo della delusione dello scorso Agosto quando a Chioggia (Ve) la Finale si è dovuta interrompere dopo soli 15 minuti per l’arrivo di una bufera. Ma so che questa cosa risveglia ricordi ed incubi a Cibotto quindi… non parliamone e guardiamo avanti!
D: Tu non puoi donare il sangue, ma tuo papà è un donatore da più di 40 anni, vero?
R: Mio padre è un eroe! Il suo sangue in questi anni credo abbia fatto del gran bene e finché lo accettano lui continuerà. Applausi al papà Dante!
D: Presentare le nostre serate significa, anche, fare tanta informazione riguardo la donazione del sangue, ma ti è mai capitato che qualcuno, avendo magari qualche strano preconcetto in mente, abbia contestato la tua partecipazione al progetto?
R: Il mondo è pieno di chiacchieroni…sono cose a cui non do assolutamente peso: faccio il mio lavoro e, contemporaneamente, ho la possibilità di dare informazioni utili. La mia coscienza è totalmente pulita e a posto: perché dovrei preoccuparmi di eventuali “malelingue”?
D: Oltre al nostro tour, cosa farai in questo 2017?
R: Beh, ho in piedi il progetto, ad oggi, forse più ambizioso che abbia mai creato. Dal 2 Gennaio, ho iniziato una intensa preparazione atletica in vista della prima gara in Mountain Bike della mia vita. Ma non è una gara qualunque: farò la gara a tappe più alta al Mondo, l’Himalayan Highest MTB Race! Si correrà sull’Himalaya i primi di Luglio, toccando quote che varieranno dai 3200m ai 5600m. Legato a tutto ciò, sto lavorando alla produzione di un docufilm, che spero di poter presentare il prossimo autunno, per raccontare tutta l’esperienza, dall’inizio della preparazione alla fine della gara. E’ un progetto che mi sta coinvolgendo al 100%, anche perché ogni giorno succede qualcosa. Quando avrò il quadro definitivo di tutto, sarete sicuramente i primi a saperlo! Nel frattempo tutti gli aggiornamenti li potete trovare sul mio blog anchefranceschiniparla.wordpress.com .W comicità, w le biciclette, w le AVIS e VIVA RISO FA BUON SANGUE!
Grazie mille a Paolo Franceschini che, fra una pedalata e uno spettacolo comico, ha trovato il tempo di risponderci! A presto!