L’arte comprende un sistema di segni-simbolo a più dimensioni, veicolati da supporti materiali (pittura, scultura), corporei (danza), sonori (musica), da varie combinazioni degli stessi (teatro, opera, cabaret).
Durante lo svolgimento di queste attività risulta evidente il predominio della componente espressiva su quelle strumentali e cognitive. Nella realizzazione dell’opera convergono il profilo dell’artista, la dimensione sintattica, per cui, come in questo caso, ci si chiede se il cabaret sia una forma di arte e la dimensione semantica. Poiché questa induce a verificare se ci sia corrispondenza tra l’opera d’arte e la società, ne consegue che “l’arte riflette il suo tempo”.
Da un punto di vista sociologico l’arte è innanzitutto un mezzo di comunicazione, un sistema di segni che trasmette una serie di informazioni “ambigue” correlabili ad eventi anteriori o posteriori alla realizzazione dell’opera. Il cabaret spesso si inserisce in questo contesto, in questo sistema con la “funzione critica” della contemporaneità.
Di certo l’arte svolge una potente funzione latente, quella dell’integrazione, attraverso la diffusione ed il rafforzamento di emozioni, credenze, valori affettivi e morali. Noi, di Riso Fa Buon Sangue, crediamo che il cabaret sia una forma alta di arte, che arriva al cuore del pubblico facendolo divertire proponendo temi attuali e scherzosi. O meglio, il Cabaret con la “C” maiuscola diventa arte nel momento in cui l’artista investe su di sé e non si limita a “far ridere” ma coinvolge tutto il suo essere. Il fine ultimo di questa azione, per Riso Fa Buon Sangue è chiaramente esplicitato, è quello di operare una reale e proficua integrazione e promozione della comunità dei donatori, strappando sorrisi al proprio pubblico.