Breve riflessione sull’odierna arte della condivisione
“In una pausa dal nostro Tour Estivo 2015, riflettiamo sulla condivisione, sul suo potere e sui moderni vantaggi che offre la rete.”
Cari Amici,
oggi vorrei proporvi una breve riflessione su quella che chiamerei “odierna arte della condivisione”.
Se a qualcuno il titolo potrebbe sembrare pomposo, in verità sappia che non l’ho scelto a caso: “odierna” perché, quando parlo di condivisione, mi esprimo riferendomi soprattutto all’attuale espansione dei social network, che permettono di mettere in comune idee e informazioni; “arte” perché, se è vero che FB offre un pratico tasto CONDIVIDI, si tratta di una azione importante e che, se sfruttata con cognizione di causa, permette molti vantaggi.
So che alla parola vantaggi qualcuno avrà associato immediatamente anche le idee negative di “marketing“, “piano di comunicazione“o addirittura di “vendita“, eppure deve ormai essere chiara una cosa: anche le associazioni, pure di tipo no profit come Riso Fa Buon Sangue, non possono più sottrarsi a questi concetti, a questo nuovo modo di lavorare. Perché anche le associazioni con un fine sociale hanno bisogno di comunicare il proprio progetto e di solidificare la propria reputazione. Essere competitivi nel no profit significa saper usare gli strumenti giusti per veicolare un progetto e, di conseguenza, creare interesse e passione intorno ad esso. L’interesse è il primo e unico motore che spinge qualcuno a condividere un’informazione e a cliccare il tasto CONDIVIDI.
Ma per trovare gli strumenti che spingano all’interesse, serve la rete, il più grande contenitore di dati che esista al mondo. Ne risulta che la rete, è fondamentale per mettersi in rete… in un circolo a cui oggi non ci si può sottrarre.
Fino a questo punto mi sono espressa in astratto, ma desidero trasformare queste riflessioni in esempi concreti, a partire proprio dall’esperienza di RFBS. Nel periodo estivo organizziamo un Tour che, di anno in anno, si sta espandendo anche in altre regioni oltre il Veneto. Se all’inizio, lavorando in un territorio circoscritto e collaborando con Avis geograficamente vicine, poteva bastare il classico passaparola o il volantinaggio, oggi non possiamo più limitarci a questo. Serve il web e la rete è fondamentale per mettersi in rete, perché le persone stesse sono in rete. E lo ripeto perché è davvero il punto centrale della questione.
La rete permette di veicolare, condividere appunto, tutta una serie di informazioni (date degli spettacoli, articoli, fotografie e video post serata o altre iniziative da noi promosse) che solidificano la nostra reputazione. E detta così so che qualcuno può tornare alle famose parole iniziali di “marketing” e vendita”. Ma noi non vendiamo un’idea, parliamo di un valore, che è quello della donazione di sangue. Noi non vendiamo questo valore, ma lo sosteniamo e lo condividiamo.
Quando premiamo il tasto CONDIVIDI di Facebook, facciamo proprio questo, niente di più: divulghiamo un progetto utile e che può portare grandi vantaggi nel nostro ambito di lavoro, ma anche alle persone stesse visto che abbiamo un fine che riguarda la conservazione della vita. E se, oggi come oggi, non si fa nulla per niente e tutto deve avere un “fatturato”, il nostro si basa sulla quantità di persone che riusciamo a informare sulla pratica della donazione, sul numero di nuovi donatori di sangue e volontari, senza dimenticare la necessità di fidelizzare i vecchi.
Qualcuno qui mi può fermare dicendomi: “i donatori più anziani non sono pratici delle risorse web”. In parte è una pensiero legittimo, ma la mia esperienza di Ufficio Stampa lo smentisce, per vari motivi.
Con il tempo ho avuto la possibilità di confrontarmi con tanti tipi diversi di utenti web, anche non giovani, ricavandone un’impressione particolare: i più anziani forse sono più impacciati nell’uso di tutti gli strumenti che offre un social, ma sono i più propensi a condividere una informazione, se la considerano utile. Come se, proprio perché si trovano a confrontarsi con uno strumento nuovo, sono più stimolati ad utilizzarne le vantaggiose possibilità. Scrivono meno post e pubblicano meno foto, ma -passatemi le espressioni- hanno la “condivisione” e il “mi piace” facile.
In più, una ricerca realizzata da Avis e la Società Italiana di Pediatria in collaborazione con la Società italiana dell’adolescenza e l’Associazione Laboratorio Adolescenza, ha dimostrato come la conoscenza diretta di un donatore sia un fortissimo input per avvicinarsi a questa pratica. Ciò significa contare sulla possibilità che i giovani condividano il loro sapere, appreso dal web di cui sono gran frequentatori, con altri membri della famiglia o del loro circuito sociale, meno pratici di questi strumenti. E anche questa è una forma di condivisione!
Mettersi in rete è relativamente facile, ma restarci è un lavoro. Un lavoro quotidiano che solo chi è animato da una forte motivazione è disposto a fare.
Serve pazienza, capacità di saper comunicare un concetto e una buona dose di empatia per usare lo strumento giusto con la persona giusta. E’ necessario aggiornare giorno dopo giorno, con nuovi contenuti, i propri canali di lavoro, condividere per primi e creare interesse perché altri a loro volta condividano. Non è semplice, ma come dice il direttore artistico di RFBS, Enrico Cibotto: “se una cosa la vuoi, una strada la trovi. Se una cosa non la vuoi, una scusa la trovi.“
Credo che questa riflessione valga per tutte le cose che contano davvero.
Buona condivisione a tutti, in rete… ma anche nella vita!