intervista di Cibotto Enrico direttore artistico Riso fa buon sangue 2 maggio 2020
La sua qualità maggiore sono proprio i testi, originali e pungenti al punto giusto. Gli argomenti trattati da Vasumi sono diversi ma con un unico punto di partenza: la TV. Ha partecipato a diverse edizioni di “Zelig off” e a “Palco, doppiopalco e contropalcotto”, in onda su Comedy Central (2010). Pintus non si definisce un comico bensì uno
“stronzo” che fa ridere quando ne ha voglia. Il suo spettacolo piace sia agli uomini perché parla di sport sia alle donne perché parla di sesso e di seduzione dal punto di vista femminile. Si è imposto al pubblico televisivo del cabaret partecipando a “Colorado” e a “Quelli che il calcio”.
1. Ciao ANDREA ti ritroviamo a casa in questo periodo “particolare”, un mondo diverso dal tuo mondo di serate e di pubblico che assiste i tuoi show…direi che è una scelta dettata dalle situazioni, che fa in questi casi un comico, un artista? Soffre, soffre parecchio. La mancanza del contatto con il pubblico è una cosa devastante per chi, come me e molti altri, vive di ‘live’ e spettacoli dal vivo.Si cerca di scrivere, di pensare a cose nuove ma non è così semplice.Se aggiungiamo che sono padre di un bimbo di 5 anni che, come tutti, non può uscire ed è 24 ore al giorno in casa, capite che la maggior parte del tempo è occupata, giustamente dalle sue
2. Chi sei? Sono Andrea Vasumi, comico romagnolo, 49 anni fatti da poco e spererei di essere ancora un comico una volta finita questa emergenza
3. Che rappresenta per te la comicità? E’ la mia vita…almeno, è stata la mia vita fino al 20 febbraio, data dell’ultimo spettacolo fatto. E spero lo sarà ancora… Vivo, vivevo, in funzione della comicità: i pensieri, le azioni, lo studio erano tutti focalizzati a cercare spunti, battute o pezzi da poter portare sul palco. La comicità, per come la vedo io, è artigianato artistico: crei, modelli, ceselli un pezzo affinché risulti divertente al pubblico al quale lo vuoi proporre.
4. Quale mestiere facevi prima di entrare nel mondo dello spettacolo? L’ultimo lavoro fatto prima di intraprendere questo mestiere è stato impiegato in una ditta di autotrasporti. Prendevo le ferie o i permessi per andare a fare gli spettacoli fuori regione.
5. Come fa uno che ha fatto il tuo lavoro a trasformarsi in comico? Più che altro direi ‘come ha fatto a fare quel lavoro uno che voleva fare il comico?’. Diciamo che è capitato…poteva essere qualsiasi lavoro ma avevo già la voglia di provare a fare della comicità il mio mestiere.
6. Quale altro mestiere avresti potuto fare? Non saprei…certo che quando decisi di provarci, tra le lamentele dei miei genitori, mi diedi 3 anni di tempo per vedere se riuscivo a ‘viverci’ dignitosamente. Altrimenti avrei chiesto a mio padre di insegnarmi il mestiere di barbiere, che era quello che faceva lui. Sono passati oltre 20 anni e speriamo ne passino ancora tanti!
7. In un’epoca dominata dalla televisione, perché ritornare a fare le piazze o teatri? L’importante adesso (e vista la situazione) è tornare alla normalità e cercare di farlo più in fretta possibile. Se guardassi il mero lato sociale, direi che è importante tornare a fare spettacoli dal vivo perchè, oltre agli artisti, c’è un sacco di gente che lavora nel campo: dagli autori, ai registi, dai fonici, agli organizzatori, dagli attrezzisti alle truccatrici e via dicendo. Non penso sia sostenibile per nessuno rimanere senza lavoro per tanto tempo e rischiare di avere migliaia di disoccupati.
Dal lato emozionale, nulla ti da una sensazione simile alla risata dal vivo di una piazza o di un teatro che ride per una tua battuta. Il calore, la complicità e l’energia che si scambia con il pubblico, dal vivo, sono cose che non puoi ottenere in tv. A meno che non trasmettano spettacoli registrati in teatro o nelle piazze.
8. Nei panni di uno spettatore, rideresti alle tue battute? Certo! Il mio pubblico sono io. Nel senso che il primo giudice dei miei pezzi sono comunque io che li scrivo: se mi fanno ridere, provo a portarli sul palco. Ovviamente deve far ridere anche il pubblico, se no sarei un patacca che ride da solo ai suoi pezzi.
9. Il ricordo più bello della tua carriera? Credo di poter dire ‘il prossimo’…nel senso che sicuramente, quando si tornerà a fare spettacoli dal vivo, sarà una bella sensazione e memorabile, sotto certi punti di vista. Di quelli passati, sicuramente il primo concorso vinto fuori regione che mi ha fatto capire che, probabilmente, avrei potuto fare questo mestiere.
10. Quello più imbarazzante? Una serata fatta per 4 persone in un ristorante. Io avrei anche rinunciato ma il titolare insistette, così feci lo spettacolo praticamente seduto con loro mentre mangiavano. Loro si sono anche divertiti. Io molto meno.
11. Potresti diventare un donatore di sangue? Se non mi piacesse così tanto mangiare, sicuramente! Forse sarebbe anche l’occasione per stare un po’ più controllato a tavola…ma come fai, se sei nato in Romagna???
12. Perché No (eventualmente)?
13. La tua più bella battuta…Non so se è la più bella…diciamo che è una delle prime che ho scritto: “Ricordo la prima volta che ho fatto l’amore…e ricordo anche le sue parole dopo, una volta finito…”Son 50 mila!”
un comico pieno di sorrisi, piadina e squacquerone ciao ANDREA, qui il tuo video legato alla donazione del sangue!