5 cose che (forse) non sapevi sul riso. Parte 3^
Amici… ehm, no. Non intendevo certo quel tipo di riso!
Perché questa è la terza puntata di una serie di articoli che ho pensato di dedicare alla risata e alla comicità: piccole curiosità che (forse) non sapevate su questo argomento e grazie al quale riusciamo a parlare di donazione del sangue.
1) Per qualcuno, “spiegare” e “studiare” il riso significa toglierne tutto il potere (in effetti, pensate a quanto sia triste dover spiegare una battuta!). Forse è per questo che molti pensano che uno studio sul riso e sulla sua funzione sia futile; eppure, dai filosofi greci in poi, si è cercato di coglierne l’emblematica natura. Perché non si ride di una cosa sola: si ride per la gioia, ma anche per il dolore, si ride delle cose belle, ma anche per invidia o odio, si ride quando si è felici e allo stesso tempo quando si prova del disagio, ma soprattutto scoppiamo in una risata per ciò che è ridevole, ovvero che fa ridere.
2) Ma cosa fa ridere? Non è facile definire questo aspetto perché se la società cambia e si evolve, il ridere si evolve con lei. Ne deriva che il riso è un fenomeno, oltre che sociale, anche culturale: a seconda delle varie epoche, ciò che lo provoca, le forme in cui si manifesta e il modo in cui viene accolto, cambia. In molti periodi storici, la comicità è stata relegata in un angolo, come la buona educazione ha tentato di soffocarne le manifestazioni e i rumori tipici (ah! ah!). Ugualmente, la figura del comico è stata spesso soggetta a pregiudizi perché valutata superficiale e non espressione di vera arte, tanto che, ancora oggi, molti hanno difficoltà a considerarla una professione a tutti gli effetti.
2) “Il nome della rosa” è un famosissimo libro ambientato nel medioevo, scritto da Umberto Eco e, banalizzando un pochino questo particolare romanzo giallo, ruota intorno al tema del “riso”. Uno dei personaggi, Guglielmo da Baskerville, è un acuto investigatore che si trova in una abbazia allo scopo di risolvere un mistero. Ad un certo punto, ha una discussione con Jorge da Burgos, che vede nel riso “la debolezza”. Guglielmo crede, invece, che “il riso sia una buona medicina, come i bagni, per curare gli umori e le altre affezioni del corpo, in particolare la melanconia”, aggiungendo che “è il segno della razionalità dell’uomo”. Per Jorge, il riso sconquassa il corpo, deforma i lineamenti ed “è segno di stoltezza”. Ma soprattutto, dato che è un anziano monaco fedelmente ligio al suo ordine religioso, teme che la conoscenza dell’arte comica possa avere effetti eversivi e creare incertezza riguardo l’autorità della Chiesa. La discussione è davvero importante per lo svolgimento della storia e, per tutto il libro, continuerà questa contesa. Ma chi, in finale, la spunterà fra i due? Se lo dicessi, vi svelerei tutto, togliendo la sorpresa a chi non ha ancora avuto il piacere di leggere il libro o di vedere l’altrettanto celebre film, che ne è stato tratto.
3) “Ma in fondo è solo una storia” penserà qualcuno. Certo, però non si discosta da quella che era realmente la mentalità medievale, molto sospettosa nei confronti del riso. Perché il riso è una forma di libertà, un’arma potentissima, più potente di una bomba. Una manifestazione innata di vita, in grado di cancellare la paura e sovvertire l’ordine naturale delle cose. Addirittura, un importante storico, Jacques Le Goff, ha dedicato al tema un capitolo intero nel libro “Il rito, il tempo, il riso”. Qui mostra come, ad un certo punto, fortunatamente aggiungo, sia cambiata la mentalità grazie alla nascita della cultura moderna e che sarà proprio nella piazza pubblica a scoppiare il riso.
4) Quante volte avete sentito o detto in prima persona: “ridi ridi che la mamma ha fatto i gnocchi”? Immagino molte, ma conoscete anche l’origine di questa espressione popolare? Per spiegarla è necessario che ci soffermiamo sul fatto che nel detto si dica ‘i’ e non ‘gli’ gnocchi, come invece sarebbe corretto. Quindi si andrebbe, indirettamente, a far notare come si rida quando non c’è nessun motivo di farlo! Per quanto riguarda la preparazione del piatto, beh… non c’è un vero senso a ciò (è il classico no-sense), semplicemente si sottolinea come ridere in quel frangente sia un comportamento infantile come è facile prepare un piatto di gnocchi.
5) Ma se, con tutti questi rimandi, ho finito con il farvi fare un po’ di confusione, concludo con l’unica vera certezza che esiste sul tema: ovvero che il riso è qualcosa che riguarda l’ambito della genetica. Perché ridere è un comportamento innato e istintivo, che trascende le diversità culturali. Se qualcuno ci sorride, anche se in seguito ne scoprissimo la falsità, il messaggio resterebbe sempre positivo perché si può mentire sulle proprie intenzioni, ma un sorriso non cambia mai significato. Tutto ciò noi lo sappiamo, ma non sappiamo di saperlo perché…. ridere è dentro di noi.
Queste sono solo curiosità, davvero molto piccole in relazione alla vastità degli studi sul tema (mentre scrivo, ho accanto a me ben 7 libri diversi da cui ho tratto queste informazioni). Non c’è nessuna pretesa di aver esaurito la questione quindi… le curiosità non finisco qui! Ci sentiamo presto!